PRESIDENTE STORCHI: L’EXPORT TIENE, MA L’ITALIA SEMBRA APPENA USCITA DA UNA GUERRA.
LA PAROLA D’ORDINE E’: RICOSTRUIRE.
Con questo appuntamento il Presidente ha concluso il primo biennio del suo mandato. Nel riassumere gli ultimi 24 mesi ha ricordato le sfide che ancora attendono il comparto manifatturiero e l’Italia: nonostante la tenuta dell’export, infatti, il Paese non ha saputo affrontare la globalizzazione e la rivoluzione digitale in atto. Dal 2007 a oggi si è registrato un crollo produttivo del 30% e sono andati persi 250 mila posti di lavoro. Il comparto metalmeccanico, spina dorsale dell’economia italiana (8% del PIL nazionale, 45% valore aggiunto dell’Industria, 60 miliardi di attivo della bilancia commerciale), deve essere artefice della Ricostruzione.
Ancona, 19 giugno 2015 – Oggi ad Ancona si è svolta l’Assemblea Generale di Federmeccanica. “Ci troviamo in un territorio – ha sottolineato nel suo intervento Fabio Storchi, Presidente di Federmeccanica - la cui storia si lega fortemente a quella dell’industria italiana. Ancona, infatti, rappresenta lo snodo di quella dorsale adriatica – che va dal Friuli alla Puglia – lungo la quale si addensano, senza soluzione di continuità, una moltitudine di distretti industriali campioni del made in Italy. Una realtà nella quale i momenti di ottimismo si intrecciano ancora con situazioni di difficoltà”.
Un tema centrale dell’Assemblea è stato quello dell’Industry 4.0, la nuova Rivoluzione Industriale ormai in atto e rispetto alla quale l’Italia non può restare indietro. All’argomento, infatti, è stata dedicata la Tavola Rotonda “Industry 4.0: persone e tecnologie”, cui hanno preso parte Giorgio Barba Navaretti, Ordinario di Economia Politica presso l’Università degli Studi di Milano, Luca Beltrametti, Direttore del Dipartimento di Economia dell’Università degli Studi di Genova, Enzo Rullani, Presidente Centro Tedis, Venice International University, Gianluigi Viscardi, Vicepresidente Piccola Industria di Confindustria.
Anticipando il tema centrale della Tavola Rotonda, l’Industry 4.0, Storchi ha dichiarato: “La crisi ha cancellato il mondo che conoscevamo e si è ormai avviata una fase di transizione che ci porterà in un nuovo scenario caratterizzato dalla cancellazione di alcuni lavori tradizionali, quelli più esecutivi, per lasciare spazio a lavori creativi, che necessitano di elevate professionalità, in grado di gestire le nuove tecnologie.
Tutto ciò è già evidente nel nuovo paesaggio industriale italiano, sempre più costituito da multinazionali tascabili, filiere complesse e una fitta rete di piccole e medie imprese popolate da risorse umane di qualità. Una realtà che – ha continuato Storchi – sta già entrando nella quarta rivoluzione industriale. Significa, dunque, che un numero crescente di aziende ha iniziato a misurarsi con le nuove tecnologie, come la manifattura additiva e le piattaforme digitali e con servizi, prodotti, processi, logistica e marketing capaci di soddisfare le necessità individuali dei clienti”.
Nell’altra Tavola Rotonda i Vice Presidenti Fabio Astori, con delega alla Cultura d’Impresa, Carlo Mazzoleni, con delega al Welfare Contrattuale e Federico Visentin, con delega all’Education, hanno approfondito le iniziative della Federmeccanica che ruotano intorno alla Centralità della Persona.
Molte sono le azioni realizzate e tante sono quelle ancora in cantiere per continuare quel percorso di diffusione di una nuova cultura del lavoro avviato quasi due anni fa.
Sono state ricordate le proposte sul tema dell’Istruzione recepite nel protocollo di Federmeccanica con il Ministero dell’Istruzione prima e nel Ddl Buona Scuola poi, e in particolare la necessità di fare dell’alternanza scuola – lavoro una scelta strategica di sviluppo del Paese, che deve essere adeguatamente supportata ed incentivata dal Governo.
Dalla Scuola all’Impresa, quindi l’importanza del coinvolgimento diretto dei collaboratori nella vita Aziendale che ha portato Federmeccanica nelle fabbriche a raccogliere buone pratiche dialogando con Imprenditori e Collaboratori. Infine il Welfare e la necessità di potenziare anche con interventi incentivanti da parte del Governo questa importante leva per dare risposte a nuovi bisogni delle imprese e dei lavoratori.
Le tavole rotonde sono state precedute dalla introduzione del Presidente Storchi che, a conclusione del primo biennio di mandato, nel suo intervento ha sintetizzato la Vision di Federmeccanica. “Due anni fa – ha ricordato il Presidente - quando fui chiamato alla guida di Federmeccanica, avevo sinteticamente delineato le linee guida che intendevo perseguire: un percorso associativo fondato sulla consapevolezza di doverci lasciare alle spalle il ‘900. Una prospettiva che ci avrebbe visti impegnati non solo nel core business sindacale, ma anche nel mettere a frutto il grande patrimonio di conoscenze e d’innovazione di cui siamo portatori. Credo di poter affermare che questo è esattamente ciò che abbiamo fatto in questi 24 mesi di impegno, vissuti con grande passione e partecipazione imprenditoriale”.
“Quello di oggi – ha dichiarato il Presidente - vuole essere un libero confronto – tra imprenditori e opinion leader – attraverso il quale ci impegneremo per presentare le ragioni che ispirano le nuove traiettorie associative assunte da Federmeccanica.
Guardando alla crisi, il Presidente ha evidenziato che “le esportazioni di prodotti metalmeccanici – che da sole rappresentano il 50% del nostro export – dal 2007 ad oggi sono aumentate solamente del 2,2%, un dato negativo se raffrontato con una crescita del commercio mondiale del 40%. In poco più di un lustro, soprattutto per effetto della domanda interna, la nostra produzione ha subito un crollo del 30%, la capacità produttiva si è ridotta di un quarto, bruciando così ben 250.000 posti di lavoro. Non è un’esagerazione affermare che assomigliamo molto a un Paese uscito da una lunga e devastante guerra. L’Italia non ha saputo adattarsi al nuovo mondo e al nuovo paradigma, ovvero la sfida della globalizzazione e della rivoluzione digitale. In tale prospettiva l’obiettivo non può che essere uno solo: ricostruire”.
Il Presidente ha ribadito che questi anni di crisi hanno rappresentato uno shock non solo per l’economia reale, ma anche per la cultura di impresa. “Solo ora ogni attore sociale inizia a comprendere che nulla sarà come prima. Ciò significa che l’esercizio di ripensare la relazione tra impresa e lavoro non può esser avviato assumendo come riferimento, la fabbrica, i lavoratori e i mercati di un passato che da tempo non esiste più.
Oggi, ogni imprenditore deve iniziare a trasformare il lavoro esecutivo della fabbrica e dell’ufficio che perde progressivamente valore, in lavoro intelligente, capace di generare innovazione e valore.
Un obiettivo che impone di ripensare l’organizzazione delle imprese e del lavoro e dunque, anche il rapporto tra capitale e lavoro.
Una nuova dimensione, fondata sulla collaborazione tra competenze complementari presenti nelle aziende, indispensabile per gestire la complessità della tecnologia, dei mercati, delle filiere e della stessa realtà aziendale.”
La consapevolezza di tutto ciò ha ispirato il Manifesto delle Relazioni Industriali presentato esattamente un anno fa: “Un documento nel quale abbiamo evidenziato come la partecipazione si realizzi, giorno per giorno, attraverso la collaborazione e il coinvolgimento. Due elementi, questi ultimi, indispensabili per porre in relazione tra loro gli obiettivi dell’impresa e quelli individuali del lavoratore”.
“É giunto il tempo di prendere atto – ha continuato Storchi - che, nel nuovo paradigma, la relazione tra impresa e lavoro non può più essere centrata solo sulla distribuzione del reddito generato dall’impresa.
Deve riguardare, prima di tutto, i modi e le forme attraverso le quali contribuire e partecipare alla creazione di ricchezza.
Un’esigenza motivata, anche e soprattutto, dal fatto che in Italia la produttività e il valore del prodotto non crescono più da troppi anni.
Nel corso degli ultimi sette anni la ricchezza prodotta è diminuita del 18%, mentre nello stesso periodo, le retribuzioni in termini reali sono cresciute del 9%. Le retribuzioni non possono più essere variabile indipendente rispetto alla creazione di ricchezza.
Occorre avviare subito una fase di “Rinnovamento contrattuale” fondato su alcuni pilastri: semplificazione, collegamento tra salari e produttività, coinvolgimento e partecipazione, garanzie e investimenti sulle persone”.
“D’altronde - prosegue Storchi - oggi le dinamiche salariali si sono rivelate scollegate anche dall’andamento dei prezzi. L’ultimo nostro contratto è stato rinnovato con una previsione di inflazione (IPCA) del 6%, che a consuntivo è risultata poi di poco superiore al 2%. I conti sono presto fatti. Conti che non tornano. Sono necessarie azioni correttive immediate e le Parti hanno la responsabilità di creare nuove regole per non minare ancor di più la già bassa nostra capacità competitiva.
Noi continuiamo a credere nell’importanza del Contratto Nazionale, che deve però assolvere a funzioni nuove rispetto al passato. Il Contratto Nazionale deve svolgere un ruolo di garanzia e di tutela, per consentire la distribuzione della ricchezza dove questa viene prodotta: in azienda.
E’ necessario passare dal costo all’investimento sulle persone, puntando sul welfare e la formazione.
Ci dobbiamo impegnare a far crescere le nostre persone per favorirne lo sviluppo e l’occupabilità anche attraverso l’arricchimento di competenze e conoscenze.
Siamo certi che le Parti Sociali e le singole persone comprenderanno il significato profondo e il valore di questa nostra proposta.
I lavoratori, le risorse umane, sono l’asset più importante per le Imprese, e il loro interesse, il loro benessere, deve essere il nostro primo obiettivo. Guardiamo al loro futuro, costruiamo il nostro futuro. Un obiettivo che Federmeccanica persegue nell’interesse dell’industria e del Paese”.
Poi è stato rivolto un invito anche al Governo che, attraverso il Ministro del Lavoro Poletti, ha mandato un messaggio agli imprenditori metalmeccanici.
“A livello governativo devono essere trovate soluzioni per ridurre il cuneo fiscale che, oggi, per ogni 100 euro netti di retribuzione, determina un costo per l’azienda di 210 euro – ha ricordato Storchi -
così come occorre confermare e, anzi rafforzare, forme di detassazione e decontribuzione per il salario variabile”.
Infine il Presidente è tornato sul Manifesto lanciato il 27 Novembre 2014 quando 60 territori simultaneamente rivendicarono la centralità dell’Industria.
Il messaggio è anche oggi come allora: “Liberare l’Impresa”. Nel dare un giudizio complessivamente positivo al percorso di Riforme avviato dal Governo, Storchi ha ribadito le priorità: “Liberare la Fiducia con nuove Istituzioni e nuove Regole; Liberare le Risorse per nuovi Investimenti pubblici e privati; Liberare l’Ingegno con la tecnologia e la formazione per realizzare una via Italiana all’Industry 4.0”.
“La storia si fa impaziente – ha concluso Storchi -: ci chiede di inventare nuove soluzioni per affrontare le tante difficoltà e opportunità che sfidano la nostra società.
Dalla presenza di fenomeni globali alla sempre minore capacità degli Stati a darvi risposta; dal venir meno delle possibilità di programmazione alla necessità di ripensare il welfare che abbiamo sin qui conosciuto; dalle guerre di religione alla finanza senza confini né controlli; dall’antipolitica alla crisi dell’Europa.
In tale prospettiva gli attori sociali devono guardarsi dal rischio di schizofrenia il cui sintomo è costituito dall’inconscio desiderio di usare vecchie soluzioni per risolvere nuovi problemi. Non ci sono scorciatoie. Il cambio di paradigma dell’economia impone “cambiamenti forti e radicali” ”.
Per info:
Massimo Colombo - 335 63 56 332 massimo.colombo@federmeccanica.it
Silvia Fissore – 347 444 9540 silvia.fissore@eurelab.it