Federmeccanica presenta la 167° Indagine Congiunturale

  • La produzione metalmeccanica nel secondo trimestre è in calo del 2% a/a. Nei primi sei mesi dell’anno è rimasta sostanzialmente stabile (+0,1% a/a), ma su livelli inferiori rispetto ai principali Paesi Ue.
  • L’export è positivo (+6%), ma in costante rallentamento rispetto al primo trimestre 2023. Gli incrementi dell’interscambio rimangono influenzati dalla crescita dei valori medi unitari.
  • Ad un anno dall’ultima rilevazione, il problema della reperibilità delle competenze necessarie alle imprese continua a persistere in maniera estremamente significativa: si è passati dal 71% al 70% di aziende che manifestano tale criticità.
  • Ancora elevata (68%) la percentuale di chi dichiara un impatto significativo dei rincari dei prezzi delle materie prime e dell’energia sui costi di produzione. In crescita al 66% (rispetto al 57% di fine marzo) la quota di imprese che ha registrato una riduzione del Margine Operativo Lordo.

 Roma, 14 settembre 2023 – Sono stati diffusi oggi i risultati della 167ª edizione dell’Indagine congiunturale di Federmeccanica sull’Industria Metalmeccanica – Meccatronica italiana.

Nella prima metà dell’anno in corso, la produzione industriale nel suo complesso ha continuato ad evidenziare una dinamica negativa con risultati in peggioramento nel secondo trimestre, rispetto al primo.

Sebbene l’indebolimento dell’attività produttiva sia largamente diffuso nell’Unione Europea, ancora una volta si evidenzia un rallentamento più significativo nel nostro Paese rispetto agli altri.

Una analoga situazione è stata riscontrata nel settore metalmeccanico/meccatronico: nel secondo trimestre la produzione in termini congiunturali è mediamente diminuita dello 0,5%, in peggioramento rispetto al precedente -0,1%, mentre, nel confronto con lo stesso trimestre del 2022, ha segnato un calo del 2,0% che si contrappone al +2,2% registrato nei primi tre mesi dell’anno in corso. Complessivamente, nell’intero periodo gennaio-giugno 2023, la produzione metalmeccanica è rimasta sostanzialmente stabile (+0,1%) rispetto all’analogo semestre del 2022.

Nell’ambito del settore, che include una vasta gamma di attività produttive molto differenziate tra loro, i risultati tendenziali sono stati contrastanti nei diversi comparti. Nei primi sei mesi dell’anno in corso, al dato positivo dei comparti relativi agli Altri mezzi di trasporto (+11,9% rispetto allo stesso periodo del 2022), agli Autoveicoli e rimorchi (+8,5%), ai Computer, radio TV, strumenti medicali e di precisione (+1,8%) e alle Macchine e apparecchi meccanici (+1,2%) si contrappone il dato negativo delle attività della Metallurgia (-7,8%), delle fabbricazioni delle Macchine e apparecchi elettrici (-4,6%) e dei Prodotti in metallo (-3,7%).

Nel confronto europeo, in questa prima metà del 2023, anche la produzione metalmeccanica del nostro Paese si colloca su livelli inferiori rispetto ai principali paesi della UE.

Per quanto riguarda l’interscambio commerciale, l’export metalmeccanico del nostro Paese, pur risentendo del rallentamento in atto del commercio mondiale, segna risultati ancora positivi. Nel primo semestre del 2023, le esportazioni metalmeccaniche sono, infatti, cresciute in media del 6,0% e le importazioni del 2,9% ma, per entrambi i flussi, la dinamica trimestrale continua ad evidenziare un significativo rallentamento rispetto a quanto rilevato nel passato. Occorre, inoltre, osservare che gli incrementi dell’interscambio in valore sono stati influenzati da una crescita dei valori medi unitari.

Le previsioni per i prossimi mesi sono all’insegna di un deterioramento della congiuntura settoriale. Emerge infatti un sensibile peggioramento, in prospettiva, di tutti gli indicatori. Sono infatti in costante riduzione, tra le imprese intervistate, quelle che:

  • hanno aumentato le consistenze del proprio portafoglio ordini, scese al 25% dal 29% e dal 33% delle precedenti indagini;
  • prevedono incrementi di produzione per i prossimi mesi, ridotte al 24% dal 30% scorso.

Aumenta, invece, il numero di imprese che ritiene di dover ridurre gli attuali livelli occupazionali, salendo al 12% dall’8% della precedente rilevazione; mentre, rimane sostanzialmente stabile e su livelli comunque significativi (7% rispetto al precedente 8%) la quota di imprese che valuta cattiva o pessima la situazione della liquidità aziendale.

Il Vicepresidente di Federmeccanica, Diego Andreis, ha commentato: «Dopo un anno ci risiamo, siamo ancora lì dove non vogliamo trovarci: davanti a un problema che si conferma su livelli non accettabili. Come può la seconda manifattura europea essere competitiva se il 70% delle aziende del Settore chiave non riesce a trovare le competenze che servono? Non c’è più spazio per domande che hanno risposte scontate, occorre trovare soluzioni su larga scala. Ormai sta diventando una questione di sopravvivenza, un’emergenza nazionale. Dobbiamo porci degli obiettivi misurabili e raggiungerli, come ad esempio avere un numero di iscritti agli ITS nell’ordine di centinaia di migliaia come avviene nei percorsi assimilabili in Germania, Francia e Spagna, mentre in Italia non raggiungono nemmeno la quota di 26mila. Allo stesso tempo devono aumentare gli iscritti nelle discipline STEM cercando di coinvolgere sempre più donne. Per questo è anche fondamentale passare un messaggio non distorto dell’Industria e delle professioni industriali. Nella nostra Assemblea Generale del prossimo 22/23 settembre, infatti, lanceremo una campagna culturale dal nome Generazione Meccatronica, rivolta ai giovani e alla società civile, sul valore e sui valori dell’Industria Metalmeccanica/Meccatronica. Inoltre, il rapporto tra scuole e imprese deve essere sempre più stretto nei programmi didattici, una vera e propria compartecipazione per raggiungere obbiettivi comuni. Infine, la formazione che non può essere prerogativa solo delle aziende ma deve essere un impegno di Sistema nel Paese anche attraverso politiche attive efficaci e mirate che consentano di affrontare i problemi di chi non ha lavoro attraverso le opportunità che esistono nei settori in crescita. Se non riusciremo a vincere la sfida sulle competenze non saremo in grado di affrontare le altre difficilissime sfide che ci attendono, per un semplice motivo: non c’è partita se manca la squadra.»

Il sentiment delle imprese rimane ancora condizionato dalle conseguenze economiche e umanitarie del prolungamento del conflitto russo-ucraino che impatta sui prezzi delle materie prime energetiche e non, rendendo più complessa e onerosa l’attività produttiva.

Il Direttore Generale di Federmeccanica, Stefano Franchi, ha aggiunto: «Nei “segni” di questa congiuntura vediamo “segnali” molto preoccupanti che purtroppo convergono sul terreno negativo, non solo nel presente ma anche per il futuro. Quando il dato a consuntivo non soddisfacente si allinea con quello previsionale altrettanto critico, potremmo dire che la congiuntura diventa una congiunzione temporale che non promette niente di buono. E questo non è il tempo delle promesse ma deve essere il tempo dell’impegno. Un impegno costante, continuo da parte di tutti per invertire la rotta in maniera decisa. Per pensare positivo dobbiamo avere obiettivi chiari che siano all’insegna della produttività e della competitività. Servono azioni mirate per il breve, il medio ed il lungo termine, da misure immediate ed efficaci sui costi di produzione agli interventi in prospettiva attraverso politiche industriali che puntino sulla crescita delle imprese e sull’innovazione. In questo scenario complesso dalle tinte fosche va sottolineato il peggioramento della profittabilità delle nostre imprese. Occorre averlo bene in mente, se non si produce ricchezza non c’è la possibilità materiale di reinvestire e tutto si ferma. Dobbiamo invece andare avanti. Noi faremo la nostra parte con spirito costruttivo e propositivo per sostenere lo sviluppo delle imprese e non lasciare indietro nessuno.»

Per la 167^ Indagine Congiunturale, Federmeccanica ha realizzato tre focus specifici.

1: Il primo è dedicato alle DIFFICOLTÀ DELLE IMPRESE A REPERIRE LE COMPETENZE NECESSARIE

  • Si conferma elevatissima la percentuale di aziende (il 70%) che hanno dichiarato di incontrare difficoltà nel reperire i profili professionali necessari per lo svolgimento dell’attività aziendale. Si tratta di una quota sostanzialmente in linea con il già notevole 71% emerso nell’analoga rilevazione svolta a giugno 2022.
  • Il 42% delle imprese intervistate segnala difficoltà a reperire competenze tecniche di base/tradizionali, il 27% quelle trasversali, il 24% quelle tecnologiche avanzate/digitali, mentre il restante 7% fa riferimento a figure professionali con altre e diverse caratteristiche.

2: Il secondo è dedicato alle ATTIVITÀ DI INVESTIMENTO

La difficile fase economica che stiamo vivendo oramai da più di tre anni, ma soprattutto l’incertezza sulla sua evoluzione futura, sta condizionando significativamente tutti gli aspetti economici, finanziari e produttivi delle nostre imprese metalmeccaniche.

  • La quota di imprese rispondenti che prevede di attuare forme di investimento nei prossimi sei mesi è stata pari al 66%, percentuale sostanzialmente invariata rispetto alla precedente indagine (67%).
  • Per quanto riguarda le aree di investimento, il 30% delle imprese intende accrescere il capitale fisso (capannoni, macchinari ecc.), il 26% porrà attenzione a tecnologia e digitalizzazione (es. Industria 4.0). A seguire troviamo investimenti per la ricerca e sviluppo (21%), per la formazione (15%), per l’internazionalizzazione (accesso ai mercati esteri e sviluppo e-commerce) (6%) e, infine, altre allocazioni (2%).

3: Il terzo è relativo all’impatto del RINCARO DEI PREZZI DELLE MATERIE PRIME E DEL CONFLITTO RUSSO-UCRAINO

  • A fine giugno del 2023, la quota di imprese che dichiarano un impatto significativo dei rincari dei prezzi delle materie prime e dell’energia sui costi di produzione è ancora elevata e pari al 68%.
  • Relativamente alle ripercussioni sull’attività aziendale, il 39% delle imprese intervistate ha effettuato una riorganizzazione del lavoro e/o dell’attività produttiva, il 25% ha ridotto l’attività di investimento e poco più di un terzo ha indicato altre conseguenze (per es. riduzione della marginalità, aumento costi di produzione, revisione del listino prezzi, ecc.).
  • La percentuale di imprese che ha indicato come possibile conseguenza l’interruzione dell’attività aziendale è tornata a salire passando dal 3% della scorsa indagine all’attuale 5%.
  • L’andamento dei prezzi delle materie prime energetiche continua a ripercuotersi sui prezzi alla produzione e nel settore metalmeccanico, che risulta il maggior utilizzatore di metalli, l’indice, dopo l’aumento tendenziale del 4,2% segnato nel primo trimestre del 2023, nei successivi tre mesi ha invece registrato una flessione dello 0,6%; nell’intero semestre, l’incremento medio di settore è stato dell’1,8% rispetto all’analogo periodo del 2022.
  • In questi ultimi tre mesi, molte delle imprese metalmeccaniche che hanno partecipato all’indagine hanno segnalato un inasprimento delle ripercussioni che tali dinamiche comportano sull’attività produttiva e sulle condizioni finanziarie delle aziende. Cresce, infatti, passando dal 57% di fine marzo all’attuale 66% la quota di imprese che ha registrato una riduzione del Margine Operativo Lordo, cosi come sale al 44% (era il 40% nella precedente indagine) chi sta ancora risentendo degli effetti del conflitto russo-ucraino.