Dall’indagine trimestrale congiunturale di Federmeccanica emerge un trend moderatamente positivo dal punto di vista dei volumi produttivi e delle esportazioni, ma restano da sciogliere i nodi del costo del lavoro e del calo sostanziale della domanda interna, come si evince dal confronto con i dati pre-recessione.
Roma, 28 maggio 2014 – Presentati oggi da Federmeccanica i risultati della 130° indagine congiunturale sul settore metalmeccanico italiano.
Si evidenzia per i primi tre mesi del 2014 un trend moderatamente positivo sia dal punto di vista dei volumi produttivi, cresciuti dello 0,9% rispetto all’ultimo trimestre dello scorso anno, sia delle esportazioni, che registrano un andamento del +1,9%, con picchi nell’area comunitaria (+5,9%). Sono soprattutto i comparti metallurgico, dei prodotti in metallo e quello degli autoveicoli a essere cresciuti, con un incremento dell’8,9% per quest’ultimo.
La situazione rimane tuttavia fortemente negativa se comparata ai livelli precedenti la crisi, a causa sia del persistere della debolezza della domanda interna, sia per la perdita costante di competitività delle imprese italiane a confronto dei principali Paesi concorrenti, che stanno invece crescendo e raggiungendo i volumi che caratterizzavano la condizione pre-recessione. Solo nei primi tre mesi dell’anno, la produzione in Germania è incrementata del 4,7%, mentre di poco inferiori sono i valori di Gran Bretagna (+3,5%) e Francia (+3,0%).
Uno scenario che pesa fortemente sull’intera economia in quanto il settore metalmeccanico crea l’8% della ricchezza nazionale e il 46% dell’intero valore aggiunto manifatturiero; esporta beni per 187 miliardi di euro (circa il 50% delle esportazioni totali del nostro paese) e contribuisce al riequilibrio della bilancia commerciale realizzando un attivo pari a 65 miliardi di euro.
Per quanto riguarda le esportazioni, la moderata crescita registrata, insieme a un lieve calo nell’import (-0,3%), ha contribuito a rafforzare il bilancio dell’interscambio, che dall’inizio del 2013 a oggi è passato da 13,3 miliardi a 14,2 miliardi di attivo. Nonostante questo dato positivo, la ripresa cui stiamo assistendo non è in grado di riportare il comparto ai livelli del 2007, come testimoniano anche i risultati della Contabilità Nazionale ISTAT: nel 2013 la ricchezza prodotta dal settore si è contratta di 18 punti percentuali rispetto a 6 anni prima. Nello stesso periodo sono stati persi 30 punti di produzione e 25 punti di capacità produttiva.
A inquadrare i numeri appena citati è Stefano Franchi, Direttore Generale di Federmeccanica, che spiega: «i dati congiunturali che emergono per il primo trimestre del 2014 confermano una situazione molto difficile. Per ricreare le condizioni necessarie a recuperare competitività per le nostre imprese bisogna intervenire su alcune priorità: il recupero dei debiti contratti dalla pubblica amministrazione, la riduzione significativa degli oneri e delle imposte a carico del sistema produttivo e la flessibilizzazione di un mercato del lavoro che sia inclusivo ed efficiente. Solo così potremmo ridare slancio alla domanda interna e migliorare la competitività del nostro Paese negli interscambi internazionali. Stiamo andando nella giusta direzione con i recenti provvedimenti, ma ciò che è stato fatto può essere considerato solo un primo passo di un percorso ancora lungo».
A testimoniare le difficoltà che le nostre imprese incontrano è la sostanziale stagnazione delle esportazioni, in un momento in cui gli scambi internazionali crescono a ritmi sostenuti. Gli altri Paesi hanno o stanno quindi recuperando i livelli pre-recessivi, mentre in Italia il costo del lavoro per unità di prodotto cresce più che altrove, erodendo ulteriori margini di competitività. Occorre creare le condizioni per un recupero della produttività e collegare le dinamiche salariali alla stessa considerando che i salari sono cresciuti in termini reali del 6,5% rispetto al periodo pre-crisi, mentre la ricchezza complessivamente prodotta dal settore è diminuita del 18%.
Tali diverse dinamiche hanno determinato uno spostamento significativo nella distribuzione della ricchezza verso la quota destinata al lavoro, che assorbe l’80% del valore aggiunto.
Lo scenario occupazionale si presenta profondamente negativo: il numero dei lavoratori è diminuito di quasi 230 mila unità dal 2007 a oggi, anche se l’Italia è al secondo posto in Europa per numero di addetti nel settore metalmeccanico, dietro solo a un Paese di più antica industrializzazione come la Germania. Inoltre, la cassa integrazione ha visto sì un decremento del 6,7% rispetto al primo trimestre 2013, calo legato soprattutto alle minori ore richieste per gli operai (-8,4%), con un picco del -33% di ore erogate in CIG ordinaria, ma un maggiore ricorso a quella straordinaria (+11%) e in deroga (+13,7%).
Dall’indagine congiunturale sul settore, si evidenziano alcuni dati che lasciano intravedere degli spiragli di speranza. In particolare, nel primo trimestre del 2014 si è registrato un piccolo ma significativo incremento a livello di portafoglio ordini: la produzione è assicurata per quasi 5 mesi allo stato attuale, contro i 4,3 mesi dello stesso periodo dello scorso anno.
Infine, il campione di imprese associate che ha partecipato all’indagine di Federmeccanica ha evidenziato come le prospettive per i prossimi mesi siano di moderata fiducia in un parziale recupero dell’attività aziendale, grazie soprattutto alla domanda che proviene dall’estero e con attese occupazionali negative, ma in miglioramento relativo alle rispetto alle previsioni dello scorso trimestre.